Non invitate i parenti al funerale e gli pagherete una risarcimento, lo ha deciso il Tribunale

Non invitate i parenti al funerale e gli pagherete una risarcimento, lo ha deciso il Tribunale

(Fonte: il sito internet Měšec.cz del 13 aprile 2018)

Un signore si è suicidato, la sua vedova ha organizzato il funerale, ma i due figli  adulti che l’uomo aveva avuto da una precedente relazione non sono stati informati dalla donna o non ha loro comunicato neppure la data della dispersione delle ceneri sebbene avevano interesse a questo. È chiaro che non c’erano state delle buone relazioni tra di loro in quanto altri parenti erano stati invece invitati. Probabilmente aveva qualche ragione per farlo. Non spetta a me giudicare, non sappiamo chi e come abbia contribuito ai cattivi rapporti ma i figli, familiari del defunto, hanno parlato di profondo rapporto emotivo verso il padre.

I figli hanno avviato contro la vedova un’azione giudiziaria a tutela della personalità nella quale hanno richiesto le scuse scritte e soprattutto un risarcimento a titolo di danno morale per un importo di 50 000 CZK per ciascuno di essi. Il Tribunale di primo grado li ha soddisfatti dal momento che ha accertato che i figli erano disposti ad organizzare il funerale ed avevano chiesto alla vedova quando il funerale sarebbe stato, si sono interessati alla data del funerale e dei servizi funerari. La vedova, tuttavia, non ha loro rivelato le informazioni richieste, addirittura aveva tenuto nascosta la data del funerale affermando che il funerale sarebbe stato privato ed ai figli non ha permesso al contempo di scoprire da soli la data del funerale.

Ad avviso del Tribunale la vedova ha colpito in maniera fondamentale i diritti personali non solo dei figli ma anche dei fratelli e delle sorelle del defunto, mentre per un atto di cattiveria della convenuta il Tribunale ha valutato che lei aveva dichiarato come privato il funerale e non ha permesso ai figli ed ad altri parenti del defunto di partecipare al funerale. Il giudice ha nel contempo valutato il suo comportamento come un’espressione di mancanza di rispetto per il defunto. (Sicuramente non condivido questo punto di vista, riterrei chiaramente la condotta della convenuta come una mancanza di rispetto verso i figli di lui e verso gli  altri parenti, ma non arriverei a dire che abbia insultato la memoria del defunto).

La Corte d’Appello ha accolto l’azione giudiziaria, soltanto non ha considerato come   necessario che in aggiunta la convenuta si scusasse attraverso la pubblicazione di un annuncio su giornali a tiratura locale. Pertanto, gli attori non hanno avuto successo, perché la sentenza della Corte Suprema ha parzialmente respinto il ricorso di legittimità mediante sentenza n. 30 Cdo 2202/2017 del 29 novembre 2017. Dalla precedente prassi giurisprudenziale derivante  dalle  disposizioni di legge a tutela dei diritti della persona, e dal già abrogato codice civile il quale ha perso efficacia dal 31 dicembre 2013, la Corte suprema della Repubblica ceca ha sottolineato mediante la sentenza del 31.l.2008 n. 30 Cdo 3361/2007 che, con la morte di una persona fisica, di regola perdura nelle persone della famiglia e dei suoi cari un legame famigliare sotto forma di pietà, culto, il cui significato è innegabile praticamente per ogni individuo sopravvissuto.

Pertanto un indebito ed insensibile intervento contro questa sfera tutelata della persona fisica, impedendo la realizzazione del diritto protetto alla pietà, è un’invasione della vita privata che in determinate circostanze può giustificare la necessità di proteggere l’individuo in lutto (una simile conclusione della Corte suprema ad es. nella sentenza del 16 8. 2007, n. 30 Cdo 2782/2007, vedi anche ordinanza del 11.6. 2014 30 Cdo 241/2014).

Ai sensi del § 81 del nuovo codice civile è tutelata la personalità dell’individuo, inclusi tutti i suoi diritti naturali. Ognuno deve rispettare la decisione libera dell’individuo di vivere secondo la propria volontà. È tutelata in particolare la vita e la dignità dell’individuo, la sua salute, il diritto di vivere in un ambiente favorevole, la sua autorità, l’onore, la vita privata e le sue espressioni di carattere personale.

Il § 114, co. 1, del nuovo codice civile stabilisce che ogni individuo è legittimato a decidere sul tipo di funerale. Qualora non lo stabilisca espressamente, decide il coniuge del defunto, o in subordine i figli, i genitori, i fratelli e i nipoti del defunto, e se questi non esistono, qualunque altra persona con legami stretti. Qualora non esista nessuno di loro, decide il Comune del territorio nel quale la persona  morta.

La legge affida quindi il ruolo di leader alla moglie del defunto (se in vita) in quanto è nell’ordine in prima posizione tra quelli chiamati a decidere su questa materia. La Corte suprema ha dichiarato che non si può ignorare che l’esercizio di questo diritto possa entrare in conflitto con il diritto alla pietà, es. di altre persone. È pertanto necessario in questi casi valutare in modo proporzionale tali diritti alla luce delle circostanze di ciascun caso particolare. In casi estremi, verrà utilizzato come indizio legale eventualmente l’applicazione del § 8 nuovo codice civile secondo il quale l’abuso palese di un diritto non gode di tutela giuridica. Tale abuso del diritto può essere visto, per esempio, esattamente nel fatto che la persona legittimata a decidere circa il funerale della persona defunta sia oggettivamente ingiustificata in quanto  intenzionalmente non è stato permesso alle persone legittimate di esercitare il proprio diritto alla pietà, di partecipare al funerale del defunto.

Pertanto la Corte suprema ha chiuso il caso archiviato affermando che non è lecito considerare il diritto delle persone come un diritto assoluto per consentire loro senza un motivo oggettivamente tutelato di escludere gli altri, ovvero i beneficiari del diritto alla pietà, dalla possibilità di partecipare al funerale del loro defunto amato. Impedire la  partecipazione al funerale ai famigliari del defunto può quindi in determinate circostanze essere classificato come un abuso di diritto. Così alla vedova il mancato invito dei figli al funerale è stato un atto piuttosto costoso in quanto ha  dovuto pagare 100 000 CZK oltre a notevoli spese legali.

Link: https://www.mesec.cz/clanky/nepozvete-pribuzenstvo-na-pohreb-a-budete-mu-platit/?