04 Set Partite IVA apri e chiudi: un grave fenomeno evasivo
L’Agenzia delle entrate, al 31 luglio scorso, ha emanato 1.221 provvedimenti di cessazione d’ufficio della partita Iva e lo ha fatto applicando la nuova normativa contenuta nella legge di bilancio del 2023 emanata per contrastare e prevenire il fenomeno evasivo delle “partite Iva apri e chiudi”.
La citata legge di bilancio prevede la cessazione d’ufficio della “partita” per quegli operatori economici caratterizzati da profili di grave e/o sistematica evasione e di inadempimento degli obblighi fiscali nell’esercizio di attività che si esauriscono dopo un breve ciclo di vita (cc.dd. “partite Iva apri e chiudi”).
Gli elementi di rischio da appurare possono riguardare sia la presenza di criticità nel profilo economico e fiscale del soggetto richiedente sia la manifesta carenza dei requisiti di imprenditorialità e possono essere relativi alla tipologia e alle modalità di svolgimento dell’attività o anche alla posizione fiscale del contribuente. Tali elementi sintomatici di rischio, ricercati sulla base del confronto dei dati e delle informazioni disponibili nelle banche dati dell’Agenzia delle entrate, di quelli eventualmente acquisiti da altre banche dati pubbliche e private o attraverso segnalazioni provenienti da altri enti, se individuati, fanno scattare l’invito dell’ufficio a comparire di persona per fornire spiegazioni. La mancata accettazione dell’invito comporta la cessazione della partita Iva e l’irrogazione di una sanzione pari a 3mila euro.
La legge di bilancio 2023 prevede poi che il destinatario di un provvedimento di cessazione della partita Iva possa richiedere l’attribuzione di una nuova “partita” solo previa presentazione di una polizza fideiussoria o di una fideiussione bancaria della durata di tre anni e dell’importo minimo di 50mila euro (o, comunque, parametrato alle violazioni fiscali commesse, se di importo superiore).
Brno, 1.9.2023