09 Mar La Repubblica ceca si attende una riduzione dei fondi UE. Metà della Repubblica dopo il 2020 non riceverà un euro in favore delle regioni più povere
(Fonte: ekonom.cz, data: 9/3/2018)
I tempi d’oro dei fondi europei finirà lentamente nella Repubblica Ceca. A Bruxelles è esplosa in pieno la battaglia per il bilancio pluriennale dell’Unione europea per il dopo 2020 ed è chiaro che il Paese attirerà meno denaro di quanto non sia stato finora.
Il primo ministro Andrej Babiš stima che tra il 2021 e il 2027 la Repubblica ceca riceverà 150 miliardi di corone ceche in più di quanto pagherà all’UE. Sono oltre 21 miliardi di corone ceche netti all’anno. Si tratta di un’enorme somma di denaro ma non così grande come è stato in passato. L’anno scorso (2017) era di 55 miliardi annui netti, un anno prima (2016) era stata di 80 miliardi annui netti, nel 2015 si è raggiunto la somma record di 150 miliardi annui netti. Per trovare un saldo inferiore ai 20 miliardi, la Repubblica deve tornare a prima del 2007.
Anche il primo ministro ha già compreso che arriveranno meno soldi: «Noi stiamo cercando di ottenere un bilancio il più alto possibile Ci sforziamo di utilizzarli al meglio» ha detto Babiš agli economisti.
Solo che adesso il secondo grande problema dei fondi europei è quello a partire dall’anno 2020. La Repubblica Ceca sta diventando ricca e prossimamente metà della Repubblica perderà il suo sostegno a favore delle regioni più povere.
Quanto sia importante questo fondamentale cambiamento lo spiega ad ekonom.cz la Commissaria europea Věra Jourová che conferma la posizione della Commissione europea: «Ho visto vari calcoli e scenari anche per la Repubblica Ceca. La linea esistente per un massiccio sovvenzionamento è quella del 75 per cento del PIL dell’Unione europea e non ci sarebbe la Repubblica Ceca eccezion fatta per la Boemia del Nord e la Moravia del Nord». Ciò non significa che non verrà costruito un chilometro di autostrada o di ferrovia attraverso i fondi europei, ma semplicemente non ci saranno a disposizione così tanti soldi.
La questione non è affatto solo economica. Diverse entrate provenienti dai fondi UE nel dibattito ceco sull’Unione europea non hanno ancora giocato un ruolo.
Mettono in guardia le statistiche del Parlamento europeo dello scorso anno che hanno esaminato quanto le persone hanno la sensazione che l’UE paghi per loro. Gli irlandesi sono in cima alla lista (il 90% considera l’UE un buon esempio), gli italiani sono all’opposto (39%). I Paesi dell’est, dove arrivano gli euro tedeschi od olandesi, considerano logicamente che l’UE sia in gran parte un beneficio. Persino i Polacchi duramente anti Bruxelles (84%) e gli ungheresi (72%). Non tuttavia i Cechi euroscettici. Solo il 56% della popolazione considera vantaggiosa l’Unione europea. Secondo l’ultima indagine relativa all’opinione pubblica europea Eurobarometro, solo il 30% dei Cechi ha un rapporto positivo con l’UE e solo i Greci hanno una posizione più dura.
In questo contesto arriva anche un bilancio europeo che dalle regioni più povere non esclude nessuna regione dell’Ungheria, solo una della Polonia, ma esclude gran parte della Repubblica ceca. In quel momento una ristretta maggioranza della popolazione ceca considera l’UE come un’associazione vantaggiosa, ma può facilmente diventare una minoranza.
Il primo ministro Babiš ha dichiarato a gennaio a Bruxelles che «si tratta della migliore e probabilmente ultima possibilità di prevenire una radicalizzazione della posizione nei confronti dell’UE nella Repubblica ceca». Se questo è vero, deve ora negoziare il prossimo bilancio pluriennale dell’Unione europea in modo tale che esso si adattati almeno un po’ alle aspettative della Repubblica ceca: «Stiamo negoziando con un’ampia gamma di Stati membri. Personalmente di questo ne parlo con tutti i primi ministri europei e con i commissari che incontro» giura Babiš.
Tuttavia una fornitura di denaro dall’UE seppur minore non sarà impedita. Invece degli attuali oltre 23 miliardi di euro (circa 650 miliardi di euro) stanziati per la Repubblica ceca per il periodo 2014-2020, la dotazione sarà probabilmente significativamente inferiore, anche se ancora rimarremo tra i primi 4 beneficiari netti dell’UE. Ma già alcune regioni ceche non avranno più il diritto di attingere ai fondi per sostenere le loro aree meno sviluppate.
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